martedì 18 ottobre 2022

Cislago, Vanzaghello, Nosate

 CISLAGO


























L'AFFRESCO DI MARIA INCINTA NELLA CHIESA DI CISLAGO

Pagine 42 e 43 (vedi prova allegata in fondo, prima che qualcuno sbotti dicendo che "te lo sei inventata tu!")

Info tratte da


Il toponimo "S. Maria inscì" è linguaggio dialettale per "S. Maria incinta" e l'affresco è l'immagine più antica di Cislago, forse proveniente da una cappella antecedente la chiesa, trasportato nel 1700.



I santuari nella Valle del Medio Olona dedicati alla maternità di Maria probabilmente sono sorti su luoghi precristiani presso le acque.
Anticamente si beveva acqua resa biancastra dalla polvere dell'intonaco (riti delle acque galattogene) proprio in riferimento alle Madonne del Latte.
Il tema della Madonna del parto si impose nel 1300, ma gli inizi sono già nel 1200, nell'ambito della cultura bizantina (con l'icona della Platytera: Colei che porta il Bambino)
Inizialmente, in Italia, il tema della maternità di Maria era rappresentato dalla mandorla; nel 1300 venne rappresentata fisicamente incinta, ma a partire dal 1500 queste immagini di Maria scomparvero.

Prova:



IL SOLE RAGGIANTE DI SAN BERNARDINO DA SIENA A CISLAGO

La scultura è stata rinvenuta nel muretto di recinzione della chiesa di S. Maria, sotto un'intonacatura in cemento, là dove iniziava l'antica via del Lazzaretto.



Rappresenta il simbolo del santo: un sole con dodici fiamme e raggi, con un disco centrale su cui erano incise le lettere greche del nome Jesus sormontate da una croce.
San Bernardino predicò a Varese nel 1439 e a Legnano (1444), dove gli venne dedicata una chiesa (vicino al cimitero parco. Nota di Lunaria). 
è da notare che Cislago nei tempi passati aveva collegamenti con Legnano e che la via che corre per S. Maria portava a Legnano.
La pietra della scultura è il famoso gialletto di Angera; le punte adoperate per scolpire il Sole indicano che fu lavorato nella prima metà del '500.










































Alcuni ex voto di Cislago:









E come appare oggi la Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore:




I ruderi di Cascina Visconta




VANZAGHELLO













Chiesa di San Rocco








Chiesa di Sant' Ambrogio


Il piccolo ossario:











Cappella di Sant'Agostino


















Nicchie votive a Vanzaghello






































NOSATE


Info tratte da un cartello in loco

Fino al 1570 la chiesa di Nosate faceva parte della parrocchia di Castano. In quella data san Carlo Borromeo, compiendo la sua visita pastorale in paese e riscontrando che il clero di Castano non si prendeva cura della chiesa di Nosate, decise di affidarla alla parrocchia di Turbigo. Subito il parroco di Turbigo cercò di sgravarsi di tale onere motivando impedimenti legati alla distanza eccessiva, alla mancanza di cavallo e al fatto che era l'unico sacerdote in paese, ma il vescovo fu irremovibile.
Risultato fu che anche il parroco di Turbigo si disinteressò della chiesa di Nosate. Fu l'arcivescovo Visconti a erigere in parrocchia la chiesa di San Guniforte 



unendo nella stessa giurisdizione anche la chiesa di Santa Maria in Binda, che nella sua struttura richiama immediatamente le costruzioni di epoca longobarda e a conferma di ciò sono i numerosi reperti archeologici rinvenuti nella zona durante gli scavi, così come la denominazione "binda", termine longobardo che significa "striscia di terra, di bosco"; il campanile però è stato costruito solo nel 1926.
L'aspetto più interessante è il ciclo pittorico del 1512: sette Madonne in trono con elementi di simbologia medievale, e una danza macabra sottostante, il ballo della Morte con i vivi, esponenti delle diverse classi sociali dell'epoca: la Morte arriva come un Giustiziere per tutti gli uomini, ricchi e poveri, umili e potenti (simbologia che noi troviamo anche nel XIII Arcano. Nota di Lunaria) Con la sua falce, la Morte (esattamente come un contadino che taglia le erbe del prato lasciandole tutte alla stessa altezza) livella tutti gli uomini al cospetto di Dio.



Essendo l'edificio intitolato a Maria, gli affreschi, databili all'inizio del XVI secolo, verosimilmente dipinti dal pittore Gio Maria de Lione della Castellanza nel 1512, è probabile che sull'arco trionfale del demolito presbiterio fosse affrescata un'Annunciazione.
Il numero 7, ricorrente nella simbologia cristiana, rappresenta l'unione tra la sfera divina (simboleggiata dal 3) e quella terrena (simboleggiata dal 4). Le sette raffigurazioni di Maria vogliono indicare questo intimo legame tra Dio e le sue creature.
La rappresentazione delle Madonne in Maestà, diffusa nell'epoca gotica, offre un'immagine austera e regale di Maria, che però ha uno sguardo triste, immagine della consapevolezza della futura Passione del Figlio.
Maria tiene il Bambino col braccio sinistro, in modo che l'orecchio poggi sul cuore: un gesto di tenerezza, perché il cuore della mamma è rassicurante per il bambino. Il manto di Maria è simbolo della sua protezione e intercessione per gli uomini, la cintura indica la perpetua verginità (Nota di Lunaria: che, ovviamente, da una prospettiva di dignità della donna, è problematica)
Il libro chiuso che porta Maria è la materia ancora vergine che porta in sé, mentre il Bambino porta il libro aperto, simbolo della materia fecondata.
La Vergine che allatta Gesù col suo latte rappresenta, nell'iconologia cristiana, il proseguimento della nascita con i sacramenti, simbolo di nutrimento e immortalità.
I coralli rossi che Gesù porta al collo negli affreschi di Santa Maria in Binda prefigurano la sua Passione, la fascia che cinge i suoi fianchi sono simbolo di umiltà e potenza.
In due quadri il Bambino mostra una mela: il globo terrestre nelle mani di Gesù, nuovo Adamo, simbolo dalla liberazione del peccato originale. 
L'adorazione dei Pastori è simbolo della rivelazione della Verità agli umili. Anche i doni dei Magi hanno un significato simbolico: l'oro per il Re (Gesù, discendente di re Davide), l'incenso a Dio (Gesù, Dio incarnato), la mirra per il defunto, cioè per Gesù che muore per noi.
Il quadro con la barca che naviga in acque tumultuose intorno dei lembi di terra, con una cicogna e dei giunchi, rappresentano la Chiesa (ma anche Maria come mezzo di salvezza): come la barca conduce in salvo gli uomini attraverso acque tumultuose, così la Chiesa conduce l'umanità alla salvezza pur passando attraverso le vicissitudini della vita.
La cicogna, animale sterminatore di serpenti (simbolo del Diavolo) è uno dei simboli di Cristo, e animale simbolo di resurrezione, perché ritorna al suo nido (Nota di Lunaria: un altro uccello associato a Cristo è il pellicano, perché si pensava che nutrisse i suoi piccoli con la propria carne, così come i cristiani si cibano dell'ostia, corpo di Cristo)
I giunchi, le canne palustri, rappresentano la paziente perseveranza nell'aspirazione a Dio, e la sua misericordia, che non permette che una canna (l'essere umano) inclinata dal vento (cioè le tentazioni) si spezzi, perdendosi.
L'ultimo quadro rappresenta Santo Stefano, primo martire cristiano, lapidato.
La fascia bassa degli affreschi riportano le opere di misericordia corporali, come dare l'acqua agli assetati, l'ospitalità per i pellegrini, vestizione degli ignudi e sepoltura dei morti.
 
































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