venerdì 28 ottobre 2022

Melegnano

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LA VIA EMILIA

Cronologicamente, nel III secolo a.C, i Romani avevano già varcato il fiume Po. Gli Insubri furono assoggettati come alleati e furono domati nel 194 a.C. Scomparvero nel 49 a.C, ottenendo la cittadinanza romana e romanizzandosi. Il mondo romano era caratterizzato dalla completezza delle reti stradali: la strada romana nasceva da un concetto strategico, militare. L'arrivo dei Romani nell'Italia del Nord determinò la costruzione di strade: la più importante fu la comunicazione tra Roma e il Nord, la Via Flaminia, che partiva da Roma e attraversava l'Etruria, l'Umbria, il Piceno, proseguendo per Pesaro e Rimini, dove iniziava la Via Emilia: partiva da Ariminum (Rimini) con un percorso attraverso Cesena, Forli (Forum Livii), Imola (Castrum Cornelii), Bologna (Bononia), Modena (Mutina), Reggio (Regium Lepidi) Parma, Fidenza (Fidentia), Piacenza (Placentia) Nel corso del tempo fu tracciato il suo prolungamento fino a Milano. Circa due secoli dopo, ai tempi di Augusto, furono istituite sulle grandi vie le stazioni per il cambio dei cavalli, detti "Mutationes" e le stazioni per poter rimanere qualche giorno, dette Mansiones (posti di permanenza).

L'ORIGINE DEL NOME MELEGNANO

Probabilmente il nome "Milium nonum", di origine latina, potrebbe aver creato, nel corso dei secoli, il nome storico di Melegnano, che nel Medioevo era chiamato Meloniano e Meleoniano, forme coniate direttamente da "Milium nonum". 

I primi storiografi melegnanesi, Coldani (1700) e Saresani (1800) cercavano motivi leggendari per le origini di Melegnano.

Secondo Coldani, Malegnano in origine si chiamava "Gnano", era stata fondata da Noè, italianizzato Gnano, ritenuto da Coldani il primo re d'Italia. Secondo Coldani il nome Gnano si conservò fino alle persecuzioni cristiane, quando la matrona lodigiana Savina (nata nel 260, morta nel 311) riuscì a portare a Milano i corpi dei martiri Nabore e Felice, decapitati. Mentre passava sul ponte del Lambro, i dazieri militari romani le intimarono di dichiarare cosa contenesse la botte nella quale aveva messo i corpi dei martiri. Savina rispose che la botte conteneva del miele, come fu accertato dai dazieri, che non si accorsero del miracolo delle ossa e delle carni dei martiri trasformati in miele. Quando Savina, volendo convertirli, li invitò a guardare una seconda volta, videro le ossa e i corpi, e stupiti, rimasero attoniti. Così, con questo miracolo, Savina li convinse a seguire il cristianesimo e ad unirsi a lei nel viaggio verso Milano.

Si dice che Savina sia morta a Milano "Ad Sepulcra Sanctorum Naboris et Felicis Martirum Orans", cioè mentre pregava presso il sepolcro dei santi martiri Nabore e Felice. Fu sepolta nello stesso luogo e poi trasportata nella basilica ambrosiana. Il suo sepolcro era oggetto di pellegrinaggi e avvennero delle guarigioni: nel 1640 una donna di Lodi affetta da emorragie, Livia Eufemia Torniella Cadamosti, fece voto a Santa Savina per guarire e quando la donna guarì fece erigere una lapide sul sepolcro con l'iscrizione "Sanctae Savinae Laudensi Matronae, quae sanctos Naborem et Felicem huc a Martyrio per melifluum ostensum Christi apis operosa transvexit, ubi orans in eorum gloriam concessit, Livia Euphemia Torniella Cademusta, matrona laudensis in acerbo stomachi cruciatu opem consecuta votum solvit, anno MDCXL", 

"A santa Savina, matrona di Lodi che, come un'ape operosa di Cristo, trasportò qui i santi Nabore e Felice, riuscendo a far vedere che erano miele; e qui, glorifica in preghiera Livia Eufemia Torniella Cadamosti, matrona di lodi, essendo guarita da un terribile mal di stomaco, sciolse il suo voto, l'anno 1640."

E dalla congiunzione di "Miele" e "Gnano" secondo Coldani, deriva il nome Melegnano: Mele-Gnano.

Melegnano o Marignano? Ecco il dilemma che si è dibattuto per secoli.

Secondo la toponomastica, il nome Melegnano sarebbe stato, nel periodo romano, "Marinianus", che deriverebbe dalla famiglia dei Marinius; Carpiano deriverebbe da Carpius e Calvenzano da Calventius; Sarmazzano da Sarmatius, Pedriano da Petreius e Balbiano da Balbus.

Nota di Lunaria: a Pedriano ho scoperto una cappella abbandonata piena di ex voto  https://fotoantichelombardia.blogspot.com/2022/10/camporgnano-maderniano-san-martino.html

Se fosse così (per il momento restano delle supposizioni senza documentazione di base), le famiglie che hanno dato il nome storico ai paesi citati, si potrebbe asserire che nel periodo romano la vita melegnanese e nei dintorni fosse organizzata in fondi rustici.

Saresani invece riteneva che il nome Gnano derivasse dal dio Giano.


Si dice che fu San Giulio a erigere a Melegnano la prima cappella dedicata a San Giovanni.

Infine, in dialetto Melegnano diventa Meregnàn, termine di tarda età, quando il latino parlato popolare si scindeva in dialetti locali, e la lettera L in MeLegnano diventò una R nel dialetto, come il nome Caleppio (paese).

Probabilmente la zona più antica di Melegnano era l'attuale via Frisi (Nota di Lunaria: dove era presente anche la Madonnina, che purtroppo è stata coperta con delle assi di legno da molti mesi... Purtroppo è stata coperta, anche se scrivendo alla pro loco mi hanno detto che stanno cercando soluzioni)

dove le prime costruzioni erano state edificate con sporgenze di sasso vivo; tutto il livello della strada conduce al ponte, anticamente incominciava a scendere dalle vicinanze del castello, e tanto più si andava verso il fiume, tanto più il terreno si abbassava. Per questo era chiamata "la contrada del basso". Anche Vizzolo probabilmente era di origine romana perché nel 1957 furono rinvenute parecchie monete romane dell'epoca di Valeriano e Gallieno.

Nella chiesa di Calvenzano si conserva una scultura murata con la scritta SOLI D..., che alluderebbe al culto del Sole introdotto da Aureliano. 



Il nome Vizzolo deriverebbe da Vicus (nel Medioevo si trova "Vicus Gazolus") cioè "villaggio, rione, strada, villa, podere"

Infine, il nome Cerro al Lambro deriva da Quercus cerris, la quercia "Cerro" molto diffusa in queste zone lombarde, come testimoniò nel V secolo d.C lo scrittore Sidonio Apollinare, notando che a ridosso dei fiumi lombardi crescevano fitti boschi di querce e aceri. Si chiamò "Cerro al Lambro" per distinguerlo da altri paesi chiamati Cerro (come Cerro Maggiore); Riozzo, la frazione di Cerro al Lambro, invece, deriva dal latino "rivulus", "rivoccio" in italiano antico, cioè ruscello, rigagnolo, piccolo corso d'acqua; rivulus o rivoccio sono diminutivi di rivus, cioè canale d'acqua. Nel 1439 in un atto notarile Riozzo appare come "Ruzo" ("Loci de Ruzo teritorii Melegnani ducatus Mediolani", ovvero "del luogo di Ruzo del territorio di Melegnano del ducato di Milano")

LA STRADA PER LODIVECCHIO

La strada per Lodi fu attiva fino alla metà del 1200 e poi, dopo la fondazione di Lodi nuova nel 1158 per opera del Barbarossa lasciata in disuso. Da Lodivecchio la strada partiva dalla porta milanese e percorreva un rettifilo ancora oggi visibile e che è una strada provinciale, poi piega a nord e continua fino alla località Cascina Codazza, proseguendo arrivando ai confini di San Zenone.

Poi passava attraverso la campagna di Sordio (per locum Surdi, per medium Surdi, per medium locum de Surdi) e quindi arrivava a Melegnano, nel luogo detto Itinerario Burdigalense, "ad IX", cioè al nono miglio.

Il tratto da Sordio e Melegnano fu distrutto: Lodivecchio fu così isolata.

Dove sorgesse in Melegnano l'edificio della Mutatio ad IX, non lo sappiamo, però due posti sono probabili: la Casa Bigioggero al ponte del Lambro dove sulle grondaie spiccano due cavallini e la Rampina, appena fuori Melegnano, sulla Via Emilia, nel comune di San Giuliano Milanese.

Nel 830 comincia a comparire il nome di Melegnano come "Meloniano".

Sul tratto di orizzonte romano da Melegnano a Milano si trovano Occhiò e Sesto Ulteriano: Occhiò era l'ottavo miglio da Milano, e Sesto Ulteriano era Sextum ultra ianuas, sesto miglio fuori le mura; vi è anche Sesto Gallo, una cascina a nord di San Giuliano che avrebbe il suo nome attuale dell'indicazione romana geografica sextum milium.

Meloniano deriverebbe da Milium Nonum. 























































MULINO DI MELEGNANO








E come appare oggi:







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