mercoledì 26 ottobre 2022

Il Lambro e i Mulini

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Breve storia dei Mulini in Lombardia

Il documento più antico che menziona un mulino situato nella zona di San Vittore è datato 1043, in località Cogonzio, nelle vicinanze della ormai scomparsa chiesetta di San Bernardino a Castegnate;  non è facile stabilire con esattezza quando i mulini vennero costruiti sulle rive dell'Olona: in Campania venne rinvenuta una pala da mulino datata al I sec. d.C; ne fa menzione Vitruvio. I mulini erano già costruiti dagli Egizi, dagli Assiri, dagli Antichi Cinesi; erano importantissimi per lo sviluppo delle economie agricole; chi riusciva ad impadronirsi di uno o più mulini diventava padrone anche delle terre circostanti; durante le guerre, conservare o venir defraudati di un mulino significava conservare o perdere un territorio; per esempio, lo storico milanese Prato, riporta che nel 1510 un esercito svizzero in marcia verso Milano distrusse i mulini: "Furono rotti tutti i mulini da Varese sino a Rho"; durante le guerre, il maglio da fabbro posseduto dai mulini veniva usato per la produzione di armi. Nel 1772 venne fatto un censimento di tutti i mulini che vanno da Olgiate a Canegrate. (Nota di Lunaria: a Legnano è ancora possibile vedere i ruderi del mulino nei pressi del castello; il mulino conservato meglio è quello di Nerviano)

Il linguaggio tecnico dei Mulini, ancora in uso nei primi del '900

Roggia molinaria: è la roggia ricavata di fianco al fiume per l'impianto di uno o più mulini; il livello del suo corso è disciplinato da uno stramazzo.

Bocche irrigatorie: sono aperture di dimensione e di altimetria prefissate, intercettabili con paratoia secondo orario fisso.

Nervile: è l'opera in molatura o in sasso; attraverso alla roggia molinaria che serve alla distribuzione dell'acqua sulle ruote idrauliche a mezzo di bocche.

Bocche: le bocche al servizio delle ruote idrauliche sono costituite di soglia, stive, cappello in pietra e sono munite di paratoia.

Spazzera: nel gergo del fiume lombardo Olona è la bocca di scarico al nervile. Nel caso di arresto d'esercizio la spazzera deve restare aperta per dare sfogo all'acqua. Durante l'esercizio delle ruote la spazzera deve restare chiusa.

Rodiggine d'acqua: è il volume d'acqua che in passato si riteneva capace di azionare utilmente una ruota idraulica di vecchio tipo, in legno, pale radiali e piane.

Mulini doppi: sono i mulini costituiti da due distinti opifici fra di loro a prospetto sulla medesima roggia molinaria e da questa divisi.

Molazza: è una pesante ruota in sasso per macinare o infrangere steli del grano per renderli foraggio per animali. 


APPROFONDIMENTO: STABILIMENTO DI FILATURA E I MULINI SULL'OLONA

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STABILIMENTO DI FILATURA ERALDO KRUMM

Edificato nel 1824, lo stabilimento di filatura Eraldo Krumm sfruttava il corso dell'Olonella che scendeva dal lato della chiesa della madonna delle grazie, corso poi deviato e incanalato con un tracciato più lineare in direzione del Castello. Il mulino, dotato di una grossa pala doppia, era già  nel 1772 di proprietà del conte Giovanni Durini e in seguito fu acquistato da Eraldo Krumm che lo sfruttò per la sua azienda, una delle più importanti di Legnano. 


IL MULINO DI LEGNANO

Posto su un'isola formata da due rogge che si dipartono dall'Olona, l'ex mulino "Sotto il castello" (detto anche "Mulino Cornaggia, Lombardi o Tenconi") condivide le origini e la storia con il vicino castello visconteo, di cui costituiva un'appendice. Trasformato nei secoli, mantenne la funzione di mulino da grano a tre ruote fino a metà del Novecento, unico superstite a Legnano. Oggi è raggiungibile da un ponte ad arco ma un tempo era collegato anche all'isola del castello da un ponte in legno. Il mulino sfruttava il salto idraulico della roggia e nel 1606 aveva quattro "rodigni" (ruote) che dal '700 divennero tre, in legno, di cui una fu poi sostituita in ferro, che muoveva le macine interne. Oltre al locale per le macine, che funzionavano tutta la notte per sminuzzare frumento, orzo, segale, avena, granoturco, vi era una "molazza", macina ad asse verticale, che frantumava ogni genere di materiale, tra cui le maioliche per il rivestimento di stufe o scarti della lavorazione dell'olio ("pannelli di linosa") quale mangime per le bestie.  La corte era completata da fienile, stalle, pollai, orti. Tracce delle ruote e dei meccanismi sono visibili nei fori della parete a ridosso della roggia. Il mulino, utilizzato per la produzione di farina, fin dalle origini fu strettamente connesso al castello (posto a difesa delle terre agricole della zona) di cui seguì le vicende e i passaggi di proprietà.  Probabilmente esistente nel XIII secolo, è però testimoniato solo a partire dal '500. Nell'800 fu acquistato dalla famiglia dei marchesi Cornaggia e il castello divenne azienda agricola.  Originariamente in legno, l'edificio fu ampliato e sopraelevato dal 1829 al 1835; nel 1850 la parte in legno fu rifatta in "viva" (mattoni a vista) e fu costruita la casa del "molinaro", mentre la stalla e il fienile sono dei primi del '900. Sulla facciata principale era presente un affresco di una Madonna con sant'Anna. A differenza di altri mulini, che furono trasformati in opifici industriali nei primi del '900, si mantenne in attività fino agli anni Sessanta. Poi fu abbandonato e venne acquistato dal Comune. Oggi il mulino ha una grande importanza, quale testimoniato dal sistema di architettura rurale locale, mentre l'isola che lo ospita, vincolata a bosco, ha un elevato interesse naturalistico: vegetazione formata da olmi, salici, ontani, sambuchi e fauna ittica. 

APPROFONDIMENTO: GLI ANTICHI MULINI SULL'OLONA

I mulini sono stati costruiti anche da popolazioni di civiltà antichissime: Egizi, Assiri, Cinesi... I mulini segnano il passaggio da una società nomade a una stanziale, che coltiva tutto ciò che è utile alla sua sopravvivenza. In Italia probabilmente i mulini risalgono al I secolo d.c: si è ritrovata una pala di un mulino durante uno scavo in Campania, risalente a quel periodo. Fu così che i mulini vennero costruiti lungo il corso dei fiumi (sfruttando la forza idrica dell'acqua) e determinarono lo sviluppo economico dei luoghi. In Lombardia, lungo le rive dell'Olona, ne furono costruiti 106 (la stima è databile al Seicento); il documento più antico che riporta la presenza di un mulino, edificato a Cogonzio (l'odierna Castellanza) risale al 1043: Pietro Vicemala (Vismara) ne era il proprietario. A Induno Olona, tre mulini azionavano una macina e un torchio per olio, una conceria per le pelli e un attorcitoio per la seta; a Varese c'erano quattordici mulini. Sorgevano diverse dispute tra contadini e mugnai, per l'uso dell'acqua; per questo uscirono diversi decreti che disciplinarono l'uso delle acque. Il territorio di Legnano, attraversato dall'Olona, venne diviso in cinque distretti a seconda del corso del fiume: Gabinella, Mugiato, Sopra la Piazza, Sotto al Castello e Legnanello. In totale, i mulini erano sedici e il tratto della Gabinella ne aveva cinque: mulino Cuttica, mulino Lampugnani, mulino dei fratelli Hier e due mulini della mensa arcivescovile. Nel tratto del Mugiato c'erano due mulini: il Sighetto e il Lampugnani, affidato ai Salmoiraghi. Altri mulini erano proprietà della nobile Lucrezia Cubani. I mulini dell'Olona cominciarono a sparire col progresso tecnologico e delle nuove tecniche di macinazione: i mulini sono una sorta di segno premonitore del processo di industrializzazione, i prototipi della fabbrica del XVIII e XIX secolo, prima che la forza motrice dell'acqua venne sostituita dalla forza del vapore (una delle grandi rivoluzioni dell'Ottocento). Per questo motivo i mulini a volte furono inglobati negli opifici per la lavorazione del cotone.


I MULINI A RHO

Info tratte da un cartello affisso a Rho

Dall'antichità è nota la presenza dei mulini sul fiume Olona ma è dal 1600 che la documentazione si fa più precisa: vi erano ben 160 mulini. Nel 1881 a Rho vengono censiti diversi mulini: il Mulino della Prepositura, il Mulino Cecchetti, il Mulinello a Mazzo e il Mulino Franceschelli a Lucernate.








IL MULINO DI VANZAGHELLO

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I contadini macinavano a uno dei mulini, tra quelli del Ticino.
C'era il "minò", un carrettiere che trasportava ("al minéa") sacchi di grano col carro fino al fiume, riportando la farino.
L'attuale Via dei Mulini a Vanzaghello è la strada che i carri percorrevano per raggiungere il "muren végiu". Nel 1922 era in funzione il mulino della Cooperativa, per scopi sociali di solidarietà. Il mulino impiantato a Vanzaghello operò originariamente a Turbigo: era un mulino elettrico per la macina del granoturco, del frumento e della segale raccolti dai contadini di Vanzaghello, Magnago e Sant'Antonino, anche se il mulino macinato con rotazione più lenta, in riva al Ticino, era considerato migliore. 
Il mulino di Vanzaghello cessò definitivamente nel 1927: il paese si stava industrializzando.



































NAVIGLI




























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